30.6.04

un lavoro che
un lavoro che sembra una prigione, non hai scelta.
un lavoro che sembra un ricatto, in cambio puoi mangiare e pagare l'affitto e bagnare i fiori.
un lavoro che sembra una parolaccia da uno sconosciuto, ma come ti permetti?
è vita, mi chiedo.
e mi rispondo.

progressi dell'umanità: peperoncino e macchine volanti
lunedì ancora volo, coda per il biglietto della metro e tre treni diversi, trovare qualche faccia conosciuta, parlare dei risultati ottenuti e sforzarmi di far vedere che non importa, davvero, se ogni giorno è una parolaccia da uno sconosciuto. cento ore e occhiaie, cena stile vacanza-studio, poi in albergo a soffrire di malinconia e pensare al balcone, al peperoncino che sta venendo su così bene. finchè non viene l'ora di tornare.
in fondo sono sempre quella che piangeva al mercato perchè non trovava più la mamma.
ma porco kz.


"stiamo parlando di sogni, sono solo sogni: ma cos'altro c'è oltre ai sogni?". L'ha detto il Dalai Lama, l'ho visto ieri nella scatola infernale.
diceva con un sorriso che i grandi cambiamenti non possono essere immediati, che ci vuole tempo, e col tempo tutto serve.
per cui col tempo tutto questo servirà.
e io farò scorta di stupidate in quel negozietto all'aeroporto.

tu sei
il compagno matto e sorridente di mille scorribande.
entri mentre scrivo ascoltando Zorba ed ecco che stiamo già ballando e pensando al mare, a tutti i viaggi insieme, al mare, al mare, al mare.
grazie per la vicinanza, e per la non vicinanza. e per avermi insegnato che al mercato ci si può anche ritrovare.

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