16.6.04

ho steso una pagina del giornale per terra, e su un'altra mi sono seduta io.
ho preso il vaso, e ho cominciato a rimestare la terra per poi riempirlo: un po' di terra, mescoli, un po' di terra, mescoli.
ho aperto il sacchetto dei semi e guardandoli ho pensato: ma certo, ecco. ecco a cosa servono quelle cosine dentro al peperoncino, e dentro a tutti i frutti!
ho alzato gli occhi. gli alberi sulla piazza sono verdi e forti e all'improvviso mi è sembrato pazzesco che riescano a fare questo tutti gli anni. la sera era violetta ("at the violet hour").
ho pensato a quelle due o tre persone che non sanno più cosa siano i semini nel peperoncino. tipo uno che oggi ha urlato contro un'altra persona perchè non prova simpatia per lei. solo per quello. o tipo quelli che tutti i giorni mi guardano con sospetto, o non mi guardano affatto, sperando che forse chissà: se mi ignorano scomparirò. quelli che godono a fare sgarri agli altri, quelli che sono i più furbi, quelli che ora stanno studiando una scappatoia e che fanno più soldi, più CARRIERA.

ho buttato i semini nella terra e li ho coperti un po'. poi li ho bagnati, e ho messo il vaso in un angolo riparato.
spero di avere una bella pianta di peperoncino presto. ecco cosa spero io. ho pensato già a chi regalare una radice, se viene su bene. ecco il genere di pensieri che vengono a me.
io non ambisco ad escogitare un piano per espugnare il mondo e comandare gli altri e farli soffrire così gliela faccio pagare.

avevo le mani nere ed ho pensato che per qualche scherzo del destino non avrei mai tentato di piantare del peperoncino stasera, se tempo addietro non mi fossi buttata senza saperlo nel fango.
ed è tutto quello che c'è da dire in proposito.

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