l'altra sera avevo scritto una cosa, e l'avevo scritta con l'idea di metterla qui. ma ora la rileggo e penso che suonerebbe assurda: fuori luogo su un blog.
solo promettetemi che mi ricordereste come una scribacchina spiritosa.
ecco.
quando ero bambina mi piaceva far ridere la gente. mi è tornato in mente qualche giorno fa. mi sforzavo di imparare le barzellette a memoria, facevo le scenette, recitavo un po'. poi però se qualcuno mi parlava sprofondavo nel pavimento.
perchè vi racconto questa cosa patetica? boh.. anzi, lo so.
catechistabastarda-dì un padre nostro per il papà
irene-...
c-su da brava, dì un padre nostro per il papà
i-NO
forse perchè credo che ridere sia l'unica salvezza. non mi spiego il senso di quasi nulla. stiamo lì a cercare, risposte ma soprattutto domande. viaggiamo, fatichiamo, facciamo sacrifici, mettiamo da parte, rinunciamo, stiamo male.
quando invece basterebbe accontentarsi di spiegazioni tipo quella del testosterone per i peli, o il terzo principio della termodinamica, o xx e xy.
e nient'altro.
forse perchè credo che altri sensi, non ce ne siano.
D'altra parte lo vedi scrivo ancora canzoni
e pago la mia casa pago le mie illusioni
fingo d'aver capito che vivere è incontrarsi
aver sonno, appetito, far dei figli, mangiare,
bere, leggere, amare... grattarsi
se ci ricordassimo un po' più spesso quanto tutto questo è effimero, istantaneo.. forse ci prenderemmo meno sul serio, sempre.. forse rideremmo un po' di più, e avremmo più a lungo, più spesso quello sguardo meravigliato dei bambini..
siamo davanti allo specchio e io raggrinzo la fronte. dico: vedi, ho le rughe. mio padre mi guarda con la sua aria burbera - a me sembra enorme, fortissimo. la sua faccia è piena di segni, del sole, della fatica. la sua faccia è sempre scura di sole mi sembra, il sole di tutta una vita passata all'aria aperta. e sa di cuoio.
mi dice serio: c'è un modo per non avere le rughe. io continuo a fare le facce allo specchio, perchè in realtà mi fa ridere l'idea di avere le rughe già. faccio le facce buffe e fingo di non ascoltarlo, perchè so che sta per arrivare qualcosa di molto importante che dovrò ricordare, e non ho voglia. ho paura di sentire cose serie, cose che dovrò ricordare. ho già paura.
lui però continua, me lo vuole proprio dire. e vuole sì che lo ricordi.
mi dice: per non avere le rughe, bisogna non arrabbiarsi mai. e non piangere mai.
appena le parole passano dalla sua testa alla mia, so che è vero ed ecco, mi ha detto una cosa che dovrò ricordare e questo mi irrita, mi fa panicare.
non tolgo gli occhi dallo specchio, e continuando a fare le facce dico: sì, ma allora bisogna anche non ridere mai.
dispettosa fino al midollo, nei vent'anni che sono trascorsi da allora non ho fatto altro che incazzarmi, piangere, urlare, e ridere sguaiata.
forse quello che voglio è solo una faccia come la sua. Una faccia con un proprio odore, come le case - ogni casa ha l'odore di quei mobili, quella vita.
voglio una faccia con i suoi segni, una casa con il suo odore.
ho due segni che mi partono dal naso e passano dal mento, giù giù fino alle viscere e i piedi e dentro la terra.
ridere, andare, e nulla più.
19.8.03
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