Ocean waves, George Winston
quello che avevo scritto, era.
poi nella notte ho sognato che dicevo, ecco non volevo andarci perchè ci sono andata? lo sapevo che finiva così.
le onde del mare, la spiaggia del Ta Delfinia, le stelle e i fari delle macchine, dietro la curva, ad illuminare per un attimo tutta la baia. e il rumore dell'acqua di notte, un rumore piccolo.
le onde.
mia madre dice che sua madre le diceva tutto passa, tutto va, e tutto torna. glielo diceva in francese però, ed era tutto il francese che avesse voglia di parlare con i suoi figli.
cosa volete che interessi a me della stupidità delle persone che ogni giorno vengono qui solo per vessare noialtri? cosa volete che mi interessi. io ho tutto un mondo accidenti. e sono intelligente e so distinguere una luna calante da una crescente.
mica fuffa.
le persone, mi agitano. posso provare per mille anni, ma in fondo al cuore non sarò mai una che preferisce stare in compagnia. cioè, forse preferirei, avrei preferito se mi fosse stata data la possibilità di stare con le persone serenamente. ma così non è stato.
quindi ora, se succede, non sono tanto capace. ho solo imparato a mettere una maschera. sono brava a stare con due, tre persone al massimo contemporaneamente.
le persone mi agitano, ed è vero che non sono spiritosa.
ma certe cose a me sembrano più delle cattiverie che dei motti di spirito.
e certe altre cose, beh, non le capirò mai e non sono sicura di volerle neanche capire. non mi ha fatto piacere. mi sentivo piccola così, ancora più piccola del solito e non sapevo da che parte girarmi.
bruttissima sensazione. fai il passo, tiri il respiro, apri la porta dicendoti: mi fido, andrà tutto bene. e poi questo. hai voglia a dire che non devo crearmi problemi con il tuo passato. ma quand'è che il tuo passato smetterà di farmi bù da dietro gli angoli? e perchè lo fa, mi chiedo? forse perchè è ancora presente, per te? e pensare che sia evaporato, o che almeno le cose siano cambiate davvero, è una mia pia, banale, patetica illusione?
che paura, cazzo. che paura. ma come faccio a vivere così? come faccio ad andare lì serenamente? e sono sicura che sia la cosa giusta da fare?
provo a fargli bù io, ecco cosa faccio quando vado lì. ma il tuo passato ride, si fa beffe di me, ed è in ogni mattone di ogni palazzo, in ogni atomo di ossigeno.
non vincerò mai.
nessuno, neanche la pioggia, ha così piccole mani.
Il tuo più tenue sguardo
facilmente
mi aprirà,
benché abbia chiuso me stesso
come dita.
Sempre mi apri petalo per petalo,
come la primavera fa,
toccando accortamente,
misteriosamente,
la sua prima rosa.
E io non so quello che c'è in te che chiude e apre;
solo, qualcosa in me comprende
che è più profonda la voce dei tuoi occhi
di tutte le rose.
Nessuno,
neanche la pioggia,
ha così piccole mani.
(e.e.cummings)
in italiano ho trovato solo questa parte. ma ecco il testo integrale: per favore leggetelo, anche se non capite tanto. quel che importa è il suono, il rumore dell'affetto contro la poesia.
somewhere i have never travelled, gladly beyond
any experience, your eyes have their silence:
in your most frail gesture are things which enclose me,
or which i cannot touch because they are too near
your slightest look easily will unclose me
though i have closed myself as fingers,
you open always petal by petal myself as Spring opens
(touching skillfully, mysteriously) her first rose
or if your wish be to close me, i and
my life will shut very beautifully, suddenly,
as when the heart of this flower imagines
the snow carefully everywhere descending;
nothing which we are to perceive in this world equals
the power of your intense fragility: whose texture
compels me with the colour of its countries,
rendering death and forever with each breathing
(i do not know what is is about you that closes
and opens; only something in me understands
the voice of your eyes is deeper than all roses)
nobody, not even the rain, has such small hands
4.11.02
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