31.7.03

eccola.
me la ricordavo così, fotocopiata da altre centomila: l'estate a milano.
attraversare a quell'incrocio e non trovare nessuno che cerca di stirarti come una camicia;
il silenzio che viene a sorprenderti alle nove del mattino per strada;
poca gente in metropolitana.
alcune persone hanno addirittura tirato fuori le giacche a vento, i venditori per strada esibiscono tutto il loro campionario di ombrelli. qualcuno fermo a scegliere, testare, contrattare.
ma tutto questo è più una scaramanzia.
vogliamo che piova.

cammino con i pantalonacci verdi, le mie amate nike azzurre, lo zaino da cui pende l'ombrello chiuso.
cammino piano col naso per aria.
prendo la pioggia dritta sul muso. non mi frega niente se è acida.
ho sei anni.
cammino piano col naso per aria.
l'odore dell'asfalto bagnato: sono una bambina di città. questo è l'odore del sollievo dopo la tempesta.
l'odore dell'asfalto bagnato si mischia a quello di caffè che esce dai bar di corso lodi. insieme al lieve tintinnìo delle tazzine.
consuetudini. portaombrelli pieni in tutti i bar, le scuole, gli uffici. vita.

cammino piano, col naso per aria, guardo le finestre come sempre.
penso a quella che ho visto ieri sera tornando: secondo piano, luce al neon accesa come in inverno, libreria bianca alta quasi fino al soffitto, piena di libri.
casa. immediata fitta di malinconia. mi sono chiesta se quella fosse la stanza di qualche bambino o ragazzino.
le sere in piedi a studiare fino a tardi, con la lucina accesa che fa quell'effetto sul soffitto.
"c'è una luce giallognola e amara,.."

cammino piano, col naso per aria, e mi ritrovo davanti all'ufficio.
rallento.
mi giro e riparto.
faccio un paio di giri intorno all'isolato e poi torno ad immergermi, tenendo il fiato, in questa cosa che non è la realtà.

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