2.4.03

come spiegare
leggo il blog di kit e penso a quella canzone dei placebo. sì: slave to the wage, e che wage. povera me.
però guardo gli annunci e capisco che potrebbe solo peggiorare: devo propormi, devo essere disposta e disponibile.
e se dipende solo da me, allora non ce la farò mai.
e tutte le altre robe, poi.
come spiegare a chi vorrei, dovrei.
avevo immaginato altro per me? non avevo immaginato niente. mi è venuto il vizio di vivere-e-basta.
per cui. comprerò il pc. installerò l'adsl. internet tornerà ad essere una cosa divertente, curiosa, e mia.
studierò? studierò.
sposterò delle cose nella "mia" casa. la renderò ancora più bella. la renderò come mi piace.
nella "mia" casa posso farlo. io faccio la mia fottutissima cosa nella casa.
mi sembra di essere in un blues, vedo mia madre e vedo mio fratello. e vedo mio padre.
io non morirò così. non vivrò così.
ci vuole coraggio e si, forse anche orecchio. ci vuole cuore e ci vogliono gambe: ci vuole un fisico bestiale per stare nel mondo dei grandi.

un'inspiegabile voglia di vivere
ieri sera tornando a casa mi sono fermata in quattro posti diversi in preda ad un'unica, grande fregola: la pizza istantanea. quella "tipo" catarì. mi piace. mi è sempre piaciuta. è un trattamento speciale per la mia bambina. mi dà l'illusione di fare la pizza davvero. la crosta croccante, ma la pasta che lievita in cinque minuti mentre cuoce.
grandi metafore amici. per dire: non voglio più fare finta.
ho iniziato a fare colazione a casa.
leggo il libro e lo lascio accanto al letto.
finisco tutto quello che ho in frigo e non porto chili di robe inutili in borsa con me.
sto dicendo, io mi fermo.

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