1.10.02

"schiva questa." (trinity)


che fatica però
ieri sera: arriva a casa, prendi le chiavi della macchina, esci, sposta la macchina, rientra, fai da mangiare- possibilmente senza metterci tre anni, troppi neuroni e magari senza rovesciare brodo dappertutto, cazzo. fai partire una lavatrice, mangia, lava, e finalmente mettiti a studiare. ore: 21.15.
ho finito che era quasi l'una. credevo di impazzire: non avevo più voglia di avere la sindrome da giorno prima dell'interrogazione, ma cosa vogliamo farci. ce l'avevo, e questo mi dava molto fastidio.
quindi stavo male per l'esame, e stavo male perchè stavo male per l'esame. PERCHE' L'IMPORTANTE E' SEMPRE COMPLICARSI LA VITA.
naturalmente ho dormito da schifo. incubi, l'indiano che russa dall'altra parte e il telefono che parte a caso nel mezzo della notte. alle sette e un quarto si accende lo stereo, e penso che voglio rimanere a casa a dormire.
ma non credo di descrivere nulla che nessuno conosca; per cui occccchei, mi rotolo giù dal letto, fa freddo, mi preparo, guarda che occhiaie miodio forse dovrei cominciare a comprare quelle cremine in tubetti da due centimentri che costano come sei cestini di fragole in inverno... mi vesto avrò caldo avrò freddo.
esco.
chiedo al portinaio se farò in tempo a chiamare qualcuno per il calorifero della cucina; lui mi ripete sei, dico SEI volte: eeeeeh se me lo diceva prima..
va beh, fottiti, non mi farai sentire scema solo per un calorifero eh. no no, chè io faccio disfo vado e torno e non sai niente di me per cui non guardarmi con quell'aria di contempt.
sarai anche un portinaio e un signore maturo, ma sei sempre lì che rovisti nella pattumiera alla fine eh.
ecco.
certe volte mi sento eroica, certe altre solo stanca, tanto tanto stanca. e vorrei fare come nel sogno dell'altra notte, quando correvo a chiudermi in camera mia.
però no.
sto bene così.
molto.

esame
e di nuovo: ça va sans dire. certo è un bel modo di buttarsi giù questo, no? ho studiato, ma non vale perchè l'esame era facilissimo, e poi insomma era inglese.
però vogliamo dirlo? TRENTA E LODE mica kzzi. col professore che mi faceva un sacco di complimenti in uno stupendo tono di papà, e io che volevo, anzi stavo per dirgli guardi io la ringrazio tantissimo lei non ha idea di cosa significhi tutto questo per me, mi incoraggia più lei del voto, spero di trovare altri docenti comprensivi come lei perchè.. e si è aperta la porta.
insomma, come in "autogrill" di guccini.

una missione
la prima parte dell'esame era una piccola conversazione con due americani. sapete di cosa sono finita a parlare?
degli aperitivi naturalmente.










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