Meccanismi
Si accende la radio, scendo dal letto, spengo la radio, infilo il golfone, la gatta mi corre incontro.
Unica differenza: tu non ci sei e posso tirare subito la tenda per far entrare un po’ di luce
(ho questa urgenza, di far entrare luce. Sono stanca di inverno.).
Vado in bagno, do da mangiare alla gatta, faccio colazione sfogliando distrattamente una rivista e fregandomene se faccio tardi. Segno con il pennarello verde una pizzeria sotto casa, l’indirizzo del "miglior greco di milano". La gatta guarda fuori dalla finestra e quando mi muovo, mi corre dietro
(non vuole restare sola, neanche lei).
Mi alzo, sposto il pranzo dal frigo alla mia borsa. Mi lavo i denti, mi trucco, mi vesto
(un momento annoso, ultimamente. I miei vestiti non fanno altro che ammonticchiarsi sulla sedia e nessuno stira più).
Esco, chiudo la porta e chiamo l’ascensore. Metto il rossetto.
Fuori è un’altra giornata bigia e tristissima. Acqua per terra.
Ieri al telefono N. ha detto che dobbiamo essere contente di avere ancora acqua; certo è un modo di vederla. Ma io continuo a pensare che siamo come piante e abbiamo solo bisogno anche di luce.
Cammino. Cammino cammino cammino e il percorso è sempre uguale.
Che ci faccio qui? Ero su un’altra strada, una volta-
Mi immagino di inventare un rituale, tipo contare i passi ogni mattina. Mi immagino intervistata al tg5, la donna che ogni mattina contava i suoi passi, 158 per arrivare al fruttivendolo, 400 fino alla metro.
Scendo al binario, scendo, scendo, scendo. Mi fermo sempre sull’orlo del baratro e spesso penso: è un attimo. La mattina giusta, uno prende il volo. Cosa deve fare? Sembra una specie di invito.
Accendo il lettore, estraggo il libro. Di tutto, di tutto pur di non vedere la cupa depressione attorno a me.
Scendo. In coda per arrivare alla scala. In coda sulla scala. In coda nell’assurdo transito di anime di cadorna, impossibile non pensare a quella poesia di Whitman. In coda per scendere un’altra scala. Una ragazza mi spintona con rabbia, ma perde il treno.
Leggo.
Poi è ora di scendere.
Su per la scala. Atrio. Scala. Fuori piove. Qui piove sempre.
Tu mi telefoni e mi dici che lì c’è il sole e l’odore del mercato. La tua voce mi comunica il resto.
No che non era questo.
"lei vuole dire, disse Faith, lei vuole dire che è stata la vita a farla ammalare?"
(Grace Paley)
5.2.09
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1 commento:
andiamo dove vuoi, quando vuoi e come vuoi.
non sarà un luogo a fermarci, lo sappiamo già.
la tenda, tienila sempre aperta.
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