milano fa schifo, milano ha la nebbia, milano il traffico..
in fondo alla strada congestionata, il cavalcavia si perde nella nebbia. una ragazzina mi ferma e mi chiede: il civico 7 di via ripamonti è da questa parte? sì, le dico, verso il centro.
è la prima regola da imparare quando nasci e cresci su questo vialone infinito. i civici iniziano verso il centro.
chissà cos'è per questa ragazza trovarsi ora qui. questa strada sarà tutta uguale per lei. via ripamonti è una di quelle strade di periferia ridicolmente lunghe che portano dritte in centro e incrociano tutte le circonvallazioni.
seconda regola: milano è rotonda. non puoi perderti. al massimo continui a girare.
per me questo non è un posto senza senso.
l'asilo è ancora aperto. quel negozio di cornici è lì da quando andavo al liceo. la pizzeria. i casermoni scrostati ancora in piedi per miracolo.
il traffico e la puzza di smog. qualcuno a piedi c'è - come me. tutti a coprirci bocca e naso. all'incrocio, mi affretto.
lì c'è il consorzio agrario. più avanti abitava v.: è da allora che conservo l'abitudine di camminare; camminavamo per andare a casa sua e oltre, a casa di g. in via passo buole. oppure oltre al ponte, giù fino a casa mia. perchè il tram, il mitico 24, non arrivava mai.
come oggi.
il ponte del cavalcavia viene inghiottito dalla nebbia.
sotto, dove una volta c'era lo scalo ferroviario, stanno costruendo. case alte e case piccole, semi-detached con il giardinetto sul retro e finestroni che mostrano uffici alla moda, tavoli da riunioni, macchinette del caffè.
indovinate? una volta qui era tutta campagna. in sere di inverno come queste v., g. ed io ci facevamo inghiottire dalla nebbia e camminavamo verso casa ridendo, cantando, urlando ("so looonelyyyy"). ci fermavamo sul punto più alto del ponte e guardavamo giù verso i treni. g. sapeva a memoria i nomi dei nuovi locomotori.
era il punto migliore per fermarsi a guardare il tramonto.
sono contenta di aver fatto delle foto da lì.
la cosa strana di questa città è che tutti se ne vogliono andare, ma chissà come mai non si fa altro che costruire. ovunque.
milano ha la nebbia e il traffico e nonpensateadaltrocheallavoroeagliaperitivi, ma chissà come mai in questa gita mattutina non sento altro che accenti di altre regioni. altri posti con il mare e il sole. altre voci che si lamentano di quanto sia brutta, quanto sia triste, quanto sia cattiva la mia città.
se continuassi a camminare andrei dritta verso l'unico posto che per me rimane casa. non ho mai il coraggio di farlo. in fondo, perchè dovrei? c'è solo l'edificio, il resto è andato: la casa, la famiglia, l'infanzia.
ecco, non è necessario far grandi traslochi per essere lontani dalle proprie radici.
17.11.06
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