l'importanza vitale delle tasche nella mia vita
Qualcosa di innato nella mia personcina mi rende del tutto impossibile finire una cosa dopo averla iniziata, o comunque compierla in modo lineare. Il mio grande obiettivo inconscio nella vita dev'essere quello di risparmiare tempo, quindi mi sento molto furba se faccio sei o sette cose insieme.
Perciò mi alzo, preparo il tè mentre già bevo il succo e svito il tubetto delle vitamine; intanto mi vesto mangio la brioscina e mi rendo conto che è già molto tardi; rovescio il tè perchè non farò mai in tempo a berlo tutto. Peraltro, iddio solo sa perchè da anni mi ostino a farmi il tè di mattina chè tanto finisco sempre a versarne metà tazza nel lavello.
(prendo fiato)
Esco di casa cercando di abbottonarmi la giacca nel tempo del viaggio in ascensore, intanto mi soffio il naso e metto il burrocacao: arrivo al piano terra (dal secondo..) con il burrocacao sul naso e la giacca abbottonata storta.
Eccomi in strada, slaccio e riallaccio ma intanto mi rendo conto di avere ancora le chiavi in mano, le metto nella tasca destra che contiene già il portamonete e - tò, il fazzoletto, meglio tenerlo nella tasca sinistra forse?
Nella tasca sinistra trovo il telefono e decido che per il viaggio in metro è più prudente tenerlo nella destra (non chiedetemi perchè, è troppo lungo e non ho più fiato). Metto il telefono nella tasca destra anzi cambio idea, lo ritiro fuori, lo accendo mentre attraverso la strada inserisco il pin e cerco di farmi investire.
Ma si è annodato al portachiavi quindi decido -smadonnando sommessamente e incastrandomi fra la borsa, la giacca e tutti questi deliziosi oggettini- che chiavi, monetine e cellulare staranno tutti stipati nella fottutissima tasca destra, così farò da vettore per un bel campo magnetico ambulante in metropolitana. Dove il telefono comunque non funziona, e quindi perchè l'ho acceso?
Arrabbiata con me stessa, mi fermo al bancomat, dove trovo uno se possibile più indeciso di me, perchè infila e sfila la tessera quattro volte compiendo mille operazioni diverse su cui deve riflettere venti minuti prima di agire.
Me ne vado indignata alla metro, dove il biglietto mi si incastra nella macchina obliteratrice mentre tento di risoffiarmi il naso. Comincio a minacciare la macchinetta a mezza voce mentre tiro il biglietto con due mani, in cui nel frattempo in modo assolutamente misterioso si sono materializzati fazzoletto, burrocacao, chiavi e telefono annodati insieme.
3.11.05
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