16.10.03

svolto a sinistra e mi ritrovo sotto casa della v. penso, dovrei scrivere anche di lei.
improvvisamente è sera e la via, prima vuota, si è popolata di fantasmi: scusa, tu sei irene?. è buio, ho il mio amato cappellino girato e il foulard giallino che mi fa sentire tanto attrice francese. sto aspettando v e stasera conoscerò i suoi amici. due macchine sono ferme da un po', i finestrini appannati, loro tutti dentro al caldo, io qui che guardo la finestra gialla ritagliata in mezzo al cielo, lassù. vedo l'ombra di v. truccarsi allo specchio.
scusa, tu sei irene?, è il più ardito a scendere, farsi avanti, chiedere. ha un sorriso tutto denti, la faccia da schiaffi e lo sa. lo odio immediatamente.
poi tutto sfuma e sono sempre sotto al portone di v. ma lei non vive più lì e io devo tornare di corsa in ufficio.


, allora mi sono affacciata alla finestra e le dannate campane finte hanno iniziato la loro mesta canzone. si trascina in giro per la stanza vuota.
il tramonto, là in fondo dietro all'albero. là in fondo c'è la mia vecchia casa. fra poco i miei dovranno lasciarla. sono nata là.
e oggi sto andando via anche da questo. di nuovo.
mi sono voltata a guardare la mia ex casina, tutta vuota e piena del primo buio. il muro bucherellato, dove erano state le foto.
come in una di quelle puntate in cui gli sceneggiatori non hanno idee e vogliono tirare le fila dell'audience, ho rivisto le scene migliori e le scene peggiori (no, a dirla tutta solo le migliori). risate finte, lacrima forzata. fine dell'episodio.

e mi ha detto, devono interrompere la chemio perchè gli fa male, gli ha riempito la pancia di liquido. lui non sta malissimo fisicamente, la febbre è passata e ora gli drenano tutto. la cosa peggiore per me è sapere che lui capisce, che sa, che può fare in tempo a pensare, e che è questo pensiero a farlo soffrire davvero.

dads cerca di leggere il suo libro. mi sposto tutta dalla sua parte del letto fino a costringerlo a far caso a me, e chiedo: oggi sono stata là, ho avuto la sensazione di trovarmi sul set di un film che avevo già visto. a te capita?
lui chiude il suo libro (che pazienza che ha), mi guarda, riflette un secondo. mi dice: tutte le volte che torno nella mia città. tutte le strade.

è pazzesco che i posti restino, le pareti stiano in piedi, le vie rimangano.

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