10.10.02

"no man is an island, entire of itself"
(per quelli che credono che, questa cosa che nessuno è un isola, se la siano inventata i produttori di about a boy: secondo paragrafo. sono parole splendide, dritte dritte dal 1624)
nel mio viaggio interstellare verso il lavoro, stamattina, ho assistito ad una scena dolcissima. ho avuto questo onore.
all'angolo fra via ripamonti e via quaranta vedo: una panda bianca col muso sfasciato; un carro attrezzi; due vigilesse; una ragazza, seduta su una sedia in mezzo alla strada.
la ragazza è giovanissima, e piange come una disperata. le vigilesse le stanno accanto come due angeli e la consolano. una delle due, la più bassa (alla faccia degli stronzi che in questi anni le hanno sbeffeggiate, queste povere ragazze), le accarezza la testa, sorride, cerca di tranquillizzarla.
sapete come si chiama questa? empatia. sarei andata ad abbracciarla. all'improvviso milano non era più poi così grigia.
trattatele bene, le vigilesse.

di sogni,
son capace di farne anche io.
entrare nella casa e vedere oggetti vecchi, a me conosciuti. il sole che filtra, come sempre in questa casa. vedere però libri mancanti, quadri staccati. pensare: sono andati via. non ci sono più.
pensare, perduto.
questi sogni sanno sempre più di "stormy weather", di autunno, di libro chiuso, di declino. ma sarà che ho il responso dell'i ching piantato qui come un tarlo.

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